RECUPERO DI ITALIANI SPERDUTI NEL MONDO vario, quel limite, nel tempo, voglio dire nel tempo ristretto nel quale le masse restano, possono restare veramente italiane. Dopo, quando le prime ondate saranno sparite col succedersi delle generazioni, se l'italianità non sarà affidata ad altre forze vitali, quelle del prestigio e della coltura, essa si dissolverà. Mussolini ha considerato l’emigrazione come una malattia nazionale, e l’ha curata con grandissimo amore: ma questo non vuol dire che ha fiducia nella guarigione: ha fatto il suo dovere perchè vi sono dei doveri nella vita di un paese come in quella degli individui, il cui compimento ha valore etico e non utilitario: non assolverli sarebbe un crimine, ma assolverli non è risolutivo. Egli sa che l’emigrazione è destinata a preparare le esperienze che ci occorreranno per l’impero. Rio Ianeiro, 1936 Una diecina d’anni, prima del Regime e durante, li ho vissuti all’Estero a contatto con le masse italiane, e ho conosciuto le loro vere passioni, le loro aspirazioni, le loro esigenze, i loro interessi. Varie missioni che ho assolte, giornalistiche dal 1920 al 1930, politiche e diplomatiche dal 1930 in poi, si sono svolte in paesi o europei o di Levante o americani, nei quali esistono grossi nuclei di Italiani — per es. : poco o meno di 50.000 in Egitto, 700 od 800.000 fluttuanti in Francia, oltre 1.000.000 in Brasile —, vale a dire in paesi nei quali ancora quotidianamente si pongono i gravi problemi pratici 309