RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE mente ad altri assai più che a sè; o si arresta ad un certo punto, e allora passa ugualmente ad avvan-taggiare, in altro modo, e conclusivamente in una volta sola, i territori e le nazioni che, ricevutala, ne fanno cosa propria, carne e sangue del corpo nazionale. Dal momento stesso in cui la massa emigrata non è più alimentata demograficamente da gettiti costanti offerti dalla madrepatria, il cordone ombelicale si spezza e la « piccola patria » formatasi fuori, non potendo affermare vigorosamente la propria autonomia, perchè sopraffatta dalla maggioranza di popolazione indigena che la circonda e la sfrutta, e dalla egoistica sovranità di uno Stato estero, deve subire l’assorbimento, spirituale ed economico, e con esso accettare il complesso degli elementi nutritivi, che formano la sostanza del patriottismo, dalla nuova nutrice. D’altra parte, mentre è doveroso e legittimo pretendere, da parte nostra, che grandi Paesi che vanno estenuandosi storicamente non cerchino di prolungare la propria egemonia snazionalizzando i nostri emigrati, non è parimenti possibile opporsi, nè con le buone nè con le cattive, ai fenomeni di assimilazione che avvengono nei Paesi giovani, nelle nuove Nazioni lontane: dove l’italiano è assimilato anche per amore fisiologico, per simpatia, per profonda gratitudine: dove l’emigrato sente di compiere una funzione di vita, quella di concorrere non a prolungare un’egemonia agonizzante, ma a creare un Paese nuovo. Il nazionalismo sempre più perentorio e assorbente, dico in partico- 320