RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE dell’emigrazione propriamente detta, e dove sono state in processo di tempo create istituzioni benefiche, culturali, scolastiche, commerciali o finanziarie, il cui complesso forma il meccanismo della varia espansione dell’italianità all’Estero. Le esperienze compiute in tanti anni mi consentono di dire che la necessità del rimpatrio graduale — il mussoliniano « recupero » del 1922 — ha ormai assunto forma e sostanza definite in tre tappe: — prima, con il risveglio dei nazionalismi in tutti i grandi e piccoli paesi, anche in quelli che non hanno partecipato al conflitto mondiale 1915-1918; — seconda, con l’inaugurazione della politica anti-emigratoria degli Stati Uniti, che ha dato un violento colpo di arresto all’uscita degli Italiani dalla Patria: — terza, con la ostilità proclamata dal Fascismo all’emigrazione, e col rinvigorito spirito di attività e di fierezza nazionale impresso da Mussolini al nostro Paese. Da quel momento, come era chiaro che non sarebbero state più alimentate le grandi correnti emigratorie verso nessuno Stato, così era prevedibile che si sarebbero disposti più o meno rapidamente a rientrare quegli Italiani che avevano espatriato recando nell’animo la decisione di non lasciarsi snazionalizzare. Gli altri saranno — è solo questione di tempo — perduti. La prima delle due condizioni indicate dal Duce nel novembre del 1922 come atta a mutare a un dato momento la politica dell’italianità all’Estero, si è realizzata in pieno — ed è l’impero, con le sue imponenti e progressive esigenze economiche e demografiche. 310