RECUPERO DI ITALIANI SPERDUTI NEL MONDO statuiscono un fatto di emigrazione, ma di espansione, — espansione nel più ampio, legittimo e profondo significato. Gli Italiani di Tunisi, Algeri, A-lessandria, Siria, Asia Minore, andarono originariamente non a « cercar lavoro » ma a portare una civiltà; furono fondatori di cultura, di navigazione, di traffici, di leggi; creatori di istituti, scuole, industrie, di nuovi organismi statali; diedero una struttura a paesi primitivi dal punto di vista giuridico, quasi di sana pianta vi crearono l’agricoltura moderna; tutto ciò fecero per secoli, in nome delFIta-lia, della civiltà italiana, del genio italiano, del cristianesimo e determinarono essi, principalmente essi, il nuovo volto dell’Oriente vicino, l’Oriente di oggi. Da questi gloriosi precedenti discende uno storico diritto di permanente affermazione italiana, che supera di gran lunga la normale portata di un fenomeno di colonizzazione. Ma per quanto riguarda le masse passate oltre Oceano, il nostro capitale umano passa nel sangue delle altre Nazioni. Alimentare e prolungare questo stato di cose, da parte di un Paese che comincia a fondare il proprio impero, è un non senso morale, una contradizione politica. L’emigrazione italiana è un fenomeno morto nel 1935 in Etiopia: da qui occorre muovere per arrivare a conclusioni realistiche. L’emigrazione rappresenta un mercato di energie di cui sono note da tempo le regole: o continua ininterrottamente a svolgersi, e allora fa correre al Paese che la offre il rischio di dare continua- ci!)