FORTUNOSO SALVATAGGIO DELL’INDIPENDENZA ALBANESE dipendenza o l’autonomia sotto un Principe stranie-ro di illustre dinastia, anche cristiano ». E ricordo anche le ultime parole del prezioso libretto di V. E.: « Italia e Albania sono tanto vicine, che Lucano chiamò calabrese l’isola di Saseno, all’imboccatura del golfo di Valona — spumoso calaber perfunditur aequore Sason ». E voi vi domandavate, Eccellenza, « se fosse più condannabile l’errore geografico di Lucano o l’errore politico di quegli Italiani per i quali l’Albania è una recente e quasi molesta scoperta geografica ». Il Marchese mi guardò con espressione di fierezza, di gioia e di fiducia e di patriottico ottimismo — può crederlo chi lo conobbe da vicino. Poi disse: — Questo allora: ma ora non ce ne sono più, di quegli Italiani scettici a cui dava fastidio e peso il pensiero che la Patria dovesse necessariamente ingrandirsi. Quando mi svegliai, s’era impressa in me la figura dell’interessante interlocutore, ero preso dalla forma del suo classico ingegno italiano, del suo spirito ellenico, del suo viso di signore normanno. Egli non fu soltanto un grande ministro, ma un grandissimo Italiano: fu lui che pose le prime pietre degli edifici politici che poi sorsero in Libia, nel Dode-caneso, in Albania. Fu lui, il Marchese, che salvò 1*« indipendenza » albanese, per quello che allora potevano valere e contenere parola e cosa « indipendenza » quando l’impero austro-ungarico aveva quasi deciso di sopprimerla. 91