Borghesi e conservatori versagliesi nell'Europa Socialista spontanea e spiegabile reazione, la quasi repugnan-za che prende ogni Francese di oggi per le forme di governo in cui entri per qualche cosa la parola o il senso « popolare », dopo l’orrendo scempio che del nome del popolo è stato fatto in Russia, sarebbe difficile dire esattamente. Vi sarebbe difficoltà ad indicare la misura del fenomeno: ma riconoscere il fenomeno, questo si può. Cade su di esso, ch’è latente e timido, la forte volontà del signor Millerand, apportatrice al Terzo Stato, vittorioso sul fronte ed in Patria, di una concezione non più sua personale, ma già da moltissimi condivisa di una riforma della Costituzione. Egli ha cominciato con l’occuparsene quando, ammalato De-schanel, la Francia rimase per alcuni mesi senza Capo effettivo, non consentendo le leggi la temporanea sostituzione del più alto magistrato. È allora che Millerand ha preso la Francia in pugno. La possibilità che un ritocco venisse apportato alla Costituzione esisteva già, sotto l’aspetto di imminente ipotesi; il Presidente del Consiglio con un discorso ufficiale mostrò di voler raccogliere il « desiderio maturato nel Paese dopo le ultime esperienze politiche », e si impegnò. Era la prima volta, dopo il 1870, che il Capo della Repubblica si trovava a non poter esercitare le proprie funzioni per ragioni fisiche: l’opinione parlamentare, che da cinquant’anni proclamava di aver creato la Repubblica per abolire la Monarchia, ora si trovava per una disgraziata circostanza temporanea ad avere un Capo dello Stato che non era neppure rappresentativo quanto un Monarca! 339