BENESCH E IL NAUFRAGIO ADRIATICO diplomatico accorto e sottile: ma se egli sorveglia e segnala, c’è poi qualcuno che agisce? Non vedo, non sento, non constato un’azione italiana. Siamo favorevoli o contrari a ciò che si prepara in Francia per gli Eredi d’Austria? Mah.... Nei limiti del mio possibile approfondisco la indagine sulla condotta del nostro Governo, e arrivo presto alla conclusione che la leva dei popoli oppressi dall’Austria ci sta sfuggendo dalle mani: era uno strumento che doveva e poteva servire a noi, ma stanno adoperandolo gli altri, i Francesi, a nostro danno. I popoli che lo sfacelo dell’impero libererà passeranno a servire una politica che non è la nostra, che sarà anzi ostile alla nostra. Se non sarà Federazione danubiana, sarà qualcosa di simile, e avrà Parigi come motore centrale. Ci siamo lasciati giuoca-re: il Patto di Roma... Solo ora vedo chiaro che poteva essere la base della nostra politica del dopo guerra fra Danubio e Balcani. 22 novembre 1918 Firmato l’armistizio. Ho voluto rivedere Benesch. Freddo, riservato, strano, quasi ironico nei riguardi della vittoria italiana. Non riesco a capire se a suo giudizio l’Esercito italiano ha vinto troppo o troppo poco, se ha demolito troppo o troppo poco. Ma che vuole costui? Certo, non abbiamo vinto come avrebbe desiderato lui, e con lui tutti i rappresentanti dei futuri Stati che forse saranno successori. È ambiguo, sornione. Quando dice « l’Italie », il tono della sua 61