RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE Questa è l’impostazione data da Millerand alla battaglia presidenziale: allargamento del potere su-premo. Non si può negare che i grandi giornali d’opinione dicono una cosa perfettamente seria, quando affermano l’elezione essere avvenimento di carattere nazionale, che deve svolgersi al di fuori ed al disopra delle lotte e delle gelosie dei partiti. Ma nessuno può impedire che, malgrado l’esattezza e la serietà accademiche di queste affermazioni, si svolgano, nei corridori e nei gabinetti di Palazzo Borbone e di Palazzo Lussemburgo, lotte e schermaglie offensive e difensive in nome di gruppi politici e di singoli uomini, che contrastano enormemente col paludamento ufficiale austero e quasi triste, per le pietose circostanze nelle quali si allontana da Rambouillet il disgraziato signor Descha-nel, impazzito. La crisi presidenziale è la coincidenza di un accidente personale con lo stato d’animo del Paese. Nessun mutamento avviene nella fisionomia conservatrice della Francia: essa resta intatta e, se mai, si rafforza, in quanto la nuova elezione è la proclamazione ufficiale non solo interna ma anche esterna, della potente tendenza a destra, sempre più a destra. Si va verso la forma classica di un regime a potere centrale « monarchico »? I monarchici e gli orleanisti trovano che la candidatura del signor Millerand risponde « quanto più i corrotti tempi consentono » al loro disegno: — « Ma che scopo c’è più e che utilità, a continuare una politica monarchica senza la Monarchia? » — (Maurras). Dall’altra parte, ricorrendo il 4 settem- 342