RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE mando altrove. Tutti i funzionari tacciono. Catastine che ha nelle mani quasi tutti gli affari africani per conto del Ministero delle Colonie, si limita a dirmi: — Ma nessuno si muove? — Premuto da me, egli che mi è parso sempre molto freddo e che evidentemente ha ora raggiunto i limiti di una ben dissimulata saturazione, viene infine al mio tavolo e sussurra: — Avverti qualcuno a Roma: niente Colonie all’Italia. — Telefono a Bonservizi, col quale mantengo continuo scambio di informazioni e di accordi: lo avverto di quanto sarebbe accaduto il 7, e per mio conto domando udienza al Presidente Orlando. Il segretario Trabia mi dice con amarezza: — Hai scelto una buona giornata. — Sono le 10 di sera. Il Presidente mi riceve con la sua consueta bonaria cortesia e mi invita a non porgli domande politiche: lo vedo molto abbattuto, e i suoi occhi mi sembrano esprimere sdegno e dolore con* tenuti. Passa tra lui e me un imponderabile fiato di platonica e parziale solidarietà di fronte alla prepotenza degli « Alleati ». Non ho potuto parlargli della seduta del 7, perchè egli me lo ha vietato. Ho subito accennato allo stato interno del nostro Paese: — Ho fatto appello a tutti gli uomini d’ordine... — dice. Finalmente gli ho risposto: — Eccellenza, se si facesse appello alle forze che voi credete del disordine, alla rivoluzione nazionale... —. Mi congeda e comincia a dettare un telegramma. Alle due busso alla camera di Amedeo Giannini e lo prego vivamente di lasciarmi telegrafare che siamo esclusi dalla ripartizione delle Colonie e pra- 122