FORTUNOSO SALVATAGGIO DELL’INDIPENDENZA ALBANESE parabile è ancora avvenuto. Tuttavia le attive e subdole manovre dei vicini, appoggiati dai grandi protettori europei, sono riuscite a mettere il povero Paese adriatico in uno stato di disordine morale pò-litico ed economico forse senza precedenti nella sua pur drammatica e sempre movimentata storia politica. Agenti balcanici di tutte le razze e di tutti i governi percorrono l’Albania da nord a sud, armando le tribù di confine, aizzando gruppi di politicanti, eccitando gli artificiali separatismi linguistici di frontiera, compiendo in buona sostanza un’opera diretta unicamente o prevalentemente a provocare incidenti suscettibili di provare che l’unità geografica etnica da noi sostenuta e dimostrata fin dal 1913, effettivamente non esiste: e che perciò non può neppure esistere l’indipendenza e la sovranità di questo staterello, da noi assiduamente, tenacemente, tradizionalmente affermata e provata. Il Paese versa intanto in un’anarchia quale forse mai ha conosciuta l’eguale. Nel giugno di quest’anno il vile governo di Giovanni Giolitti, apparentemente preoccupato delle responsibilità che gli derivano dall’occupazione militare, ma più evidentemente turbato impaurito e ricattato dal grido proditorio di un gruppo di deputatacci socialisti che a Montecitorio urlavano: « non più un uomo nè un soldo per l’Albania », ha abbandonato il Paese ritirandone tutte le truppe, tranne quelle distaccate a Scutari che avevano valore di rappresentanza provvisoria interalleata, e ha ridotto il nostro presidio all’isola di Saseno davanti a Valona. Anche Va- 93