RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE particolarmente nei confronti dello sciaguratissimo accordo di Tirana. Durante i mesi che ho trascorso a Roma, ho seguito saltuariamente il lavoro accanito, abile, minuzioso e complesso, svolto dall’Ambascia-tore e Segretario Generale Contarini a questo scopo. Egli vi ha impiegato il suo carattere tenace e volitivo, la sua lunga e scaltrita esperienza diplomatica, il suo patriottismo di sempre e la sua particolarissima attitudine e capacità a realizzare gli interessi del Paese senza che gli uomini del governo italiano, quando sono rinunciatari o abdicatari, riescano a tagliargli la strada o a paralizzargli la volontà. I maggiori successi egli li ha riportati non sui governi stranieri, ma sui governi italiani. Forse Bono-mi, presidente del Consiglio, sa e non sa quello che il Segretario Generale degli Esteri sta operando per riportare a galla, dal fondo del mare in cui è naufragata la nave albanese, almeno lo scafo: ch’è il principio dell’indipendenza e del prevalente interesse italiano a preservarla; non potendosi più sperare di ripristinare l’occupazione. Contarini agisce in favore di tutto ciò ch’è permanente nella scala degli interessi italiani. È indubbiamente un lottatore di non comune vigoria, non facile a parlare, difficilissimo a scrivere, versatile nel negoziare: organizzare, predisporre, avviare, fiancheggiare, sollecitare, rallentare, concludere o sconcludere i negoziati. Si direbbe che lui, sicilianissimo, ha avuto nel suo cognome veneziano tutta la tradizione di quei grandi ambasciatori, commessagli del resto dal lontano Ammiraglio antenato che comandò la flotta siciliana. 106