RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE Londra, al quale darà esecuzione in questi giorni di colloqui. Riesco in poche ore a ricostruire il piano spietato degli Inglesi. In una notte del 1917, quando urgeva che l’Italia fornisse agli « Alleati » un poderoso sforzo bellico per alleggerire il fronte occidentale, era stato concordato sotto le nevi di San Giovanni di Moriana, in un vagoncino ministeriale, quel Patto che dava all’Italia l’influenza su Smirne, contro la rinuncia da parte nostra al vi-layet di Adana-Adalia, sul quale avevamo da anni un’aspirazione più o meno accettata. Quel Patto di San Giovanni era stato un successo di Sonnino, o almeno tale apparve per due anni: fino a quando cioè gli « Alleati » ebbero bisogno di noi sul fronte della guerra comune, e tutto avrebbero fatto per procurarsi dei titoli transitori per chiederci nuovo sangue, nuovi sacrifici, nuove offensive sul Carso, nuovi ammassamenti sulle Alpi. E noi davamo sangue, sacrifici, danaro, risorse. Ma un anno fa, nel mese di maggio, pochi giorni prima della firma del Trattato di Versaglia, mentre Orlando e Sonnino erano corsi a Roma per chiedere al popolo italiano di prepararsi a resistere al ricatto alleato — Fiume o Patto di Londra —, resistenza di cui il Governo italiano non era capace ma la Nazione sì, i nostri Delegati rimasti a Parigi si erano sentiti chiamare proprio da Lloyd George e da Clemen-ceau, che avevano fatta la seguente comunicazione: — Col crollo della Russia zarista, che non aveva dato del resto nel 1917 il suo consenso al Patto di 238