Il WAFD1SM0 EGIZIANO CONTRO L’iMPERO INGLESE to quello che Zaglul Pascià dice, e se in questi afosi pomeriggi di Parigi il caldo diventa insopportabile nello studio dove qualche volta, con la presenza dei piccoli segretari nervosi e sveltissimi, siamo in troppi, Madama si avvicina con rispettosa affettuosità alla poltrona di Zaglul, gli si siede accanto su una piccola sedia, gli toglie dal capo la calottina di seta bianca a righe che per lui sostituisce in Europa il fez e gli conserva l’abitudine musulmana di tenere sempre il capo coperto. Zaglul si volge a lei con un inesprimibile sorriso di tenerezza che mi pare il più grande segreto che unisce queste due vite che gli Europei non penetreranno mai, ed allora la vecchia sposa senza figli prende dal tavolo uno scacciamosche di crini bianchi e fa vento lentamente intorno al capo nudo del rivoluzionario, che continua a parlare della patria incatenata. Quel capo nudo mi appare allora in tutta la sua dura ed essenziale realtà: voglio dire che vedo con gli occhi della fantasia profilarsi accanto ad esso, meno austero ma più tragico, meno avvicinabile ma più ardente e collerico, il capo quasi scheletrico di Gandhi. Dopo quattro o cinque sedute, quando ho raccolto dalla bocca stessa di Zaglul e dei suoi principali collaboratori tutto il materiale che mi occorre per una mia pubblicazione in favore dèll’indipen« denza egiziana, ricevo nella mia casetta di Rue Vi-vienne la visita di un giovane giornalista dell’AJi-ram, che è agli ordini della Delegazione wafdista. Egli viene cautamente, ma con insistenza, ad offrirmi un rimborso delle « spese » che potrò soste- 259