Borghesi e conservatori versagliesi nell’Europa Socialista venute tradizionali, anche se queste leggi sono cattive. Il dubbio sulla opportunità di una modifica della Costituzione era profondo: in questo senso, non paradossale ma tutto vero e tutto essenziale: che la Francia è conservatrice di tutto, del buono e del cattivo, del principio d’autorità e del parlamentarismo, della grandezza e della decadenza. Le sinistre democratiche votarono quest’ordine del giorno: — « Fedeli al regime parlamentare, che da cinquant’anni ha fatto la sua prova sia all’estero che all’interno, ed ha restituito alla Francia le sue provincie perdute, il gruppo della sinistra democratica radicale e radicali-socialisti dichiarano di ricusare con il loro voto una politica che tenderebbe a sostituire i poteri dell’Eliseo a quelli del Parlamento e del Paese ». A questo punto la lotta era portata davanti al Paese, esulava dall’ambito parlamentare, interessava ogni classe di cittadini. Si risentiva il linguaggio delle democrazie nelle grandi occasioni: patria, immortali principi, regime di libertà, quelli che morirono per salvarci... Era diventata così critica la situazione che il signor Mil-lerand, messosi audacemente fra l’ortodossia repubblicana e la necessità di dare al potere supremo un contenuto più largo, si trovava nella condizione di dovere o farsi eleggere a qualunque costo, o dimettersi anche da Presidente del Consiglio. Questa crisi è senza dubbio quanto di più interessante la Repubblica ci abbia fatto vedere dopo la guerra, anche se Maurras esagera notevolmente chiamandola « crisi di regime ». Non si tratta del principio repubbli- 349