RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE socialisti, certo; i rivoluzionari bolscevizzanti, cer-tissimo; i realisti no. Ma basta loro un vice-real Presidente. La loro campagna prò rege è ridiventata accanitissima da quando Millerand si è servito di loro per tutte le battaglie a disegno nazionale, interne ed esterne. Il loro partito ch’è il più intelligente ed il più puro del Paese — forse il solo puro — è o-ramai un incitatore impaziente al ristabilimento della Monarchia. Un numero dell’Action Française di questa fine d’anno, celebrandosi solenni cerimonie funebri in memoria del Conte di Chambord alla chiesa di Saint-Germain d’Auxerrois, parrocchia dei Re di Francia, pubblicava una filza di ritratti degli antichi e recenti figli di Casa Orléans: e di ciascuno dava il nome con cui avrebbe regnato se questa malarrivata Repubblica non li avesse messi tutti alla porta. Leggevasi sotto l’ultimo: « Luigi Filippo, Duca d’Orléans, regnerà sotto il nome di Enrico Vili ». Non c’è equivoco: vogliono altro che Millerand! Vogliono un monarca vero, intero, non re-pubblicano. La Repubblica, Jules Ferry, patriarca e taumaturgo nel periodo aureo della democrazia, l’aveva definita « l’unico regime capace di dare alla Francia il governo debole del quale essa ha bisogno ». Ferry disse una cosa tanto vera, che parve una bugia. Trent’anni dopo è arrivata un’autorevole rettifica, che mette meglio a posto il significato, l’origine e la portata di quella Costituzione del 1875, concepita dalla rivoluzione anti-imperiale come misura contraria al ristabilimento del potere perso- 352