BENESCH E IL NAUFRAGIO ADRIATICO dentissimo. Quanto vorrà farla grande, la Cecoslo-vacchia, questo beniamino di tutte le democrazie, destinato a rappresentarle in un compito non ancora chiaro? Parigi, ottobre 1918 Eccolo qua, l’ho ritrovato, Benesch. Abito da alcune settimane al numero 11 di via Vivienne, nella bonaria mansarda che tanti giornalisti italiani a Parigi conoscono, a due passi dalla Borsa. Varie volte per settimana vado da Giolli, che abita al 17 di via Bonaparte, sulla riva sinistra, e vi trascorro alcune ore. Vecchio di Parigi, Giolli s’è creata una bella biblioteca di politica africana e mediterranea della quale ho necessità per alcuni miei studi; l’ha messa a mia disposizione, e lavoro in casa sua. Così mi sono assuefatto a via Bonaparte, ch’è la più caratteristica tra quelle che dalla Senna infilano i grandi Boulevards della vecchia borghesia tradizionalista. Quanti librai! Non si trovano mai libri italiani, tranne qualche traduzione di d’Annunzio. Al piano terzo dello stesso 17 abita Benesch. Vi ha istituito l’ufficio di rappresentanza del Comité des nationalités opprimées, figlio perfettamente legittimo oltre che naturale del Patto di Roma. Questo Co-mite riempie di se la Francia in armi, invade i Ministeri e i giornali, le riviste e le società di conferenze, i salotti e lo Stato Maggiore. Benesch è dovunque, insinuante e persuasivo, malleabile e resistente, romantico e cinico, una cosa di dentro e tutt’un’altra 59