Il wafdismo egiziano contro l’impero INGLESE ste — essi dicono — come l’autodecisione fiumana del 30 ottobre 1918. È chiaro che gli Egiziani si illudono. Tuttavia, come i fiumani, essi difendono uno « stato di fatto morale » sopprimibile solo con la violenza, difendono il contenuto etico della loro libertà nazionale. Questo è essenziale per convenire che, durante il 1919, il nazionalismo wafdista ha fatto tanto progresso, per quanto regresso intendeva fargli fare l’impero. Nel 1918 l’Egitto era un servo che aspettava il premio dovuto alla fedeltà e al sacrificio: il suo contegno durante la guerra è un esempio di lealismo deliberato, volontario, politico. Nel 1920, è una Nazione che davanti al mondo si proclama libera e chiede solo che la sua libertà venga riconosciuta: una Nazione per la quale il quesito della libertà è già, in fondo, allo stato diplomatico. Una trentina di anni separarono l’Italia che proclamava la propria volontà di esser libera e una, dall’Italia fatta e riconosciuta libera ed una. L’Inghilterra ha, con estrema sensibilità, percepito il pericolo dei tempi, fatti più brevi dal nuovo spirito che passa sul mondo, e ha voluto far presto. Ha avuto una fretta confessata, ma forse ha sbagliato metodo, adottando i sistemi che appena cinquantanni fa avrebbero probabilmente dato risultati definitivi. Oggi, certi colpi di testa servono a capovolgere le sorti delle partite. Il nazionalismo egiziano non avrebbe compiuto un percorso cosi rapido, e non sarebbe così presto entrato nella fase dell’azione diretta, se il protettorato non fosse stato 263