RACCONTI POLITICI DELL ALTRA PACE conversazione, finche ad un certo punto arriva la frase conclusiva: — Signorina, l’Alto Adige è terra italiana, nessuno potrà mai ridarvelo —. La ragazza sorride con furberia dolce e mormora a occhi socchiusi: — Frankreich —. Poi balla con Podrec-ca. Mai ho rimpianto tanto di non saper ballare. Quanto deve aver camminato la propaganda francese! Gli amici italiani e tedeschi che ritrovo a Monaco mi raccontano il fallimento, che fu definitivo dal giorno in cui il Vaticano condannò il separatismo. Monsignor Eugenio Pacelli è qui, Nunzio. Questo grande prete gode a Monaco della più alta autorità spirituale e politica, tutti gli si inchinano. Il pensiero della Santa Sede è — per suo tramite — sempre presente ai Bavaresi. Mi raccontano un episodio di par' ticolare interesse. Mesi fa un gruppo di cattolici bavaresi votò all’unanimità un pazzesco ordine del giorno a proposito della « questione romana », per raccomandare una soluzione dei rapporti fra Stato e Chiesa « degna del rappresentante di Gesù Cristo sulla terra ». Illecito nella sostanza, poiché noi non possiamo ammettere neppure l’ipotesi di un qualsiasi intervento straniero, sia pure privato, nei rapporti tra Santa Sede e Stato italiano, quest’ordine del giorno era tuttavia moderato nella forma; ma è un segreto pubblico a Monaco che l’intervento di mons. Pacelli modificò non solo il linguaggio ma anche le idee dei cattolici bavaresi intorno alla « questione romana ». Il concitato frasario che doveva ri- 216