IX RECUPERO DI ITALIANI PERDUTI E SPERDUTI NEL MONDO Napoli, 1912 Da quando vedo partire emigranti? Queste prò-vince meridionali si svuotano, si dissanguano a bianco, e si sterilirà anche la nostra terra, se continuerà l’esodo silenzioso e drammatico di centinaia di migliaia di Italiani, ogni anno centinaia di migliaia. In questi ultimi tempi mi sono accostato qualche volta alla massa degli emigranti. Essa è fusa in un solo destino, è segnata dalla fatalità. Mio padre, medico su queste vecchie navi dell’emigrazione, passa intere giornate sulla bocca spalancata della stiva di 3* classe, a rovesciar le palpebre ad uomini legnosi, a vecchie curve e impicciolite dagli stenti, a ragazzi nati stremati, che il comandante inglese dice di aver già veduti, ma neri, a Kartum, quando era nel « Colonial ». Mio padre dice ad un adulto: — Tu hai il tracoma e non ti faranno sbarcare — e ad un giovane: — Tu sei sano di occhi e mettiti a destra. — L’anziano, tramortito e ribelle, si caccia le mani nei capelli polverosi e grida soffocato: — Signore mio, questo mi è figlio e non può 291