RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE rimuginate e combinate, già presentate ad altri, a Roma. Ma quando gli ho detto che se si tratta di li-quidare, potrebbe anche lasciarlo fare ad altri, si è se-riamente irritato e mi ha guardato con severità e for-se con antipatia. Non ha trovato subito le parole, ma poi le ha ben trovate: « per patriottismo bisogna es-ser pronti e disposti anche ai compiti più ingrati ». Riconosco questo vero in generale, ma ora la no-stra situazione potrebbe forse ancora essere risolle-vata con un atto di coraggio decisivo, magari giuo-cando tutto per tutto. Alberto Theodoli, ch’è entrato mentre il colloquio sta per finire, e ha ascoltato le ultime battute, dice: « Già, con Nitti voialtri vor-reste gli atti di coraggio... ». Il Ministro dà segni di impazienza e di consenso, e mi ripete chiaramente che ha accettato l’incarico solo per dovere patriottico, ma che egli non è l’uomo di Nitti. La sera Scialoja mi conferma che la Delegazione « è una cosa e Nitti un’altra »; Theodoli precisa: — Tittoni non è stato nominato da Nitti, e neppure Scialoja. Theodoli, devoto a Tittoni, ha accettato di venire a Parigi come esperto dei problemi africani: è Sottosegretario alle Colonie perchè ha preferito questa carica a quella di Sottosegretario agli Esteri, che gli era stata offerta e che non ha accettata perchè, partendo Tittoni per Parigi, non voleva dipendere direttamente da Nitti. Quest’idea gli è stata insopportabile, data la sua non celata avversione per il Presidente del Consiglio, ed ha preferito un compito interessante e limitato alle rivendicazioni africane: sono questioni che conosce. Riandiamo insie- 138