RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE Monaco di Baviera, 1922 Da Roma il Ministero degli Esteri ha pregato il nostro Console Generale in Baviera di facilitare nei consueti limiti del tradizionale possibile la mia missione giornalistica, che consiste in questo: raccogliere gli elementi dell’azione separatista svolta dalla diplomazia francese nella Germania del Sud in questi anni, e constatare se, di fronte alla ipotesi che si costituisca alle porte d’Italia uno staterello asservito alla concezione egemonica della politica continentale francese, non convenga meglio al nostro Paese accentuare ancora di più la politica di rapido riavvicinamento alla Germania aiutandola a svincolarsi dalla stretta economica e militare in cui la tengono avvinta, con suo mortale pericolo, gli Alleati. Sono partito da Roma con questa notizia precisa, fondata, controllata: la Santa Sede è ostile alla politica separatista e lo ha comunicato a Parigi nettamente. Benedetto XV ha condannato, questo è notorio, il Trattato di Versaglia come « strumento d’iniquità e fomite complesso di nuove guerre », e pertanto non intende aggiungere altre fiamme al fuoco che già divampa — a parte ogni valutazione morale del tentativo francese. A Monaco, tento di apprendere qualcosa in Nunziatura, ma trovo un muro delicatamente, sofficemente chiuso; e poiché ho passato parte della mia gioventù a contatto con la mentalità e le abitudini degli ambienti cattolici, mi rendo conto che non c’è niente da fare. Più sento notizie sull’attività del 206