RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE zio sinistro di ritorno al passato, un fatale ricomparire vendicativo e torbido dei nemici della guerra, dei disfattisti di sempre, dei negatori della nostra grandezza, di coloro cui l’idea stessa di accrescimento d’Italia dà un senso di disagio psicologico e di insopportazione spirituale. I vili, insomma, ritorneranno, i traditori dello spirito e della volontà nazionale. Corradini conviene che sì, questa scomparsa degli ultimi interventisti è grave, ma afferma — con Ja perentoria sicurezza del suo sguardo e della sua parola ferma e scandita — che è necessario che tutto avvenga: — « Intendimi bene, tu che sei giovane, tutto ha da accadere, poi verrà l’Italia vera » —. Il suo dire si riscalda come sempre quando egli lascia libero corso alla principale forza della sua vita e dell’animo suo: la fede, quella fede che da quasi quarantanni lo sorregge, lo eccita, lo fa pensare e operare, gli dà una lucidità di visione e una visibilità del futuro che mi sembrano frutto più del suo cuore che del suo intelletto. Egli si sente giovane ed è sicuro che vedrà tutto, non ha il minimo dubbio. — « Le forze buone si muoveranno, non temere. Tu vedrai quest’Italia rimettersi in cammino con passo marziale. Noi siamo un fenomeno della storia prima di essere una normale realtà politica: forse non siamo ancora uno Stato, ma certo siamo una grande Nazione predestinata, intendimi bene, predestinata alla grandezza. Noi si andrà per le vie del mondo come conquistatori e quando noi si comincerà gli altri finiranno ». La sua testa che ha 132