RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE navali, la grande offensiva greca, il nuovo poderoso sbarco di truppe, lo schiacciamento a Smirne delle forze militari del giovane kemalismo e l’annullamento della figura del suo vigoroso Capo, affinchè l’Inghilterra dorma sonni tranquilli nel Mediterraneo poggiando il capo leonino ma forse già stanco sul magro guanciale di lana di Sparta —. Venizelos a-spetta a Parigi ansioso la risposta, e lo immagino ficcare il suo sguardo penetrante nei teleerammi che arrivano al Quai d’Orsay da questo Millerand che non sa cosa fare. C’è anche l’Italia a Boulogne, c’è perchè l’hanno invitata o si è autoinvitata a questo convegno che sa di appuntamento nascosto, ma la presenza dell’Italia è sempre utile a Lloyd George; è utile per non dirle niente, per non darle niente e strapparle un sì. Quanti affari, quante conquiste, quante legittimazioni di bottino, gli « Alleati » hanno s'stema-ticamente assicurati a sè, con i sì dell’Italia. Il secondo giorno della riunione, l’aria s’è fatta torbida. Roma telegrafa insistentemente che noi non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo aderire. Ci opponiamo con tutte le nostre energie (poche) all’offensiva greca contro Mustafà Kemal. Riteniamo rischiosa non tanto la grossa operazione in sè stessa, quanto il condurla a termine sulla terra ferma contro un’armata che si batte per la difesa del suolo patrio, in una fase della storia nazionale in cui tutte le virtù del patriottismo sono poderosamente esasperate. Ci opponiamo perchè vogliamo che nel Mediterraneo Orientale, dove già troppe ingiustizie 216