LA FIERA DELLE ILLUSIONI cupazione della Polonia qualora i vincitori occupino tutta la riva sinistra e magari la Baviera, di sovvertire l’ordine nella Ruhr e nel Palatinato affinchè i vincitori si trovino davanti al pericolo sociale, di rivolgersi alla Russia per soccorso, di sollevare il Paese. Ha ritirato la Delegazione da Parigi, Brock-dorff si è dimesso, il governo è caduto. Crollano con esso i folli tentativi di resistenza: erano alcuni uomini, che volevano resistere, non la Germania. Questa è prostrata, insanguinata, infelice. Non può, non osa, non vuole neppure opporsi al compimento della disfatta. Vede e pesa il danno e i rischi di una lotta a fondo con i vincitori: questi riprenderebbero subito le armi, e se la Germania tentasse di rifarsi in Polonia quelli si installerebbero a Monaco; un contatto con i Russi porterebbe nel Reich il virus bolscevico e la dissoluzione; le miniere tedesche sarebbero poste sotto sequestro, il lavoro tedesco asservito, la produzione asportata; quali ipotesi di successo presenterebbe la resistenza? Nessuna. Solo ed invece, tutto l’orrore della situazione si aggraverebbe, si esaspererebbe, toccherebbe il suo acme conclusivo: potrebbe arrivarsi allo smembramento. L’idea della resistenza viene abbandonata, si fa strada la convinzione che non c’è nulla da fare, che è necessario arrendersi. Sono da otto giorni in Baviera, e constato che i sintomi, le velleità di resistenza vanno affievolendosi con la stessa rapidità con cui s’erano sollevati. La massa è inerte, in confronto di questa piccolissima minoranza che prò-