Borghesi e conservatori versagliesi nell’Europa Socialista di questa amara parola tutti giorni detta o stampata all'indirizzo dei popoli che protezione non ne vogliono e non ne tollerano, e che dei loro pesi politici, sociali, economici, vogliono essi soli sop-portare tutta la soma. Ma questa è la Francia vista dal di fuori, è la Francia nel mondo, pertinace af-fermatrice di un assurdo superdiritto storico francese, molto più alto e pesante del comune diritto degli altri popoli. È la Francia all’Estero, la quale non si può nè amare come essa chiede, nè lasciarla fare come essa vuole e tenta. Ma parlavo della Francia di dentro, dedita alla politica interna di conservazione che oggi vai quanto dire di salvezza, in quanto che il « nuovo ordine » — il bolscevismo — è morte e miseria. La Francia all’Estero mira a creare per sè un altro nuovo: nuovo prestigio, nuova influenza, nuovi mercati, nuove alleanze, nuove preponderanze. La Francia di dentro mira a salvare l’antico, ch’essa considera come il solo nuovo possibile. È questa la Francia che io guardo. Poiché l’antico è in buona sostanza, nella migliore sostanza, la Nazione. La quale considera pernicioso ogni mutamento ideologico o strutturale, alle antiche regole che finora la salvarono. Pochi popoli hanno oggi la capacità organica e la spontaneità istintiva di respingere, come questo, le tentazioni dei « tempi nuovi »; nessun popolo, in fondo, ha continuato, come questo, a battere lo stesso itinerario sociale e nazionale di prima della guerra. Nulla l’ha tratto fuori dal cammino, nessuna deviazione lo ha messo sinora in pericolo di 357