Africa, Mandati, Gibuti: jamais, jamais, jamais. sarebbe un elemento psicologico negativo dentro il suo spirito, ed infine egli intende questa volta distruggere la fama che lo circonda di essere triplicista accanito. Che valgono parola e cosa « triplicismo », non intendo bene: fatto è che i Francesi, ai quali Tittoni attribuisce calorose simpatie per lui, gli fanno invece la più fredda accoglienza, perchè effettivamente lo ritengono imbevuto di nostalgie tripli-ciste, di « germanofilia»; gli dedicano quattro righi nei giornali, pieni di riserve. Tittoni mi sembra stanco, lento; sopratutto scoraggiato all’inizio. Ne parlo con Marconi, ma questo grande uomo non è un politico: ha accettato di venire a Parigi solo per mettere il suo enorme prestigio a servizio del Paese. Nei primi giorni della sua permanenza a Parigi, Tittoni ha voluto conferire con i rappresentanti dei principali giornali. Ha convocato anche me: ho detto al suo segretario che il mio giornale è a priori contro il governo, contro la delegazione, contro la sua diplomazia personale e contro il suo stato d’animo, che a noi sembra di resa. Egli deve considerarci avversari; si prepari pertanto a non ottenere il benché minimo risultato da tutto quello che potrà dirmi: si astenga anzi se crede dal parlare con me, perchè mi ritengo libero da tutte le parti, a meno che egli non dimostri con i fatti di essere disposto e capace a realizzare i diritti e le aspirazioni italiane in Adriatico e in Africa, e ad ottenere un’adeguata partecipazione italiana alle riparazioni. In tal caso, il Ministro potrà fare assegnamento non solo sul consenso, ma sull’appoggio incondizionato del nostro 135