Africa, Mandati, Gibuti: jamais, jamais, jamais il sogno espansionista che fin da Cavour illuminò tutta la nostra visione dell’indipendenza d’Italia: il sogno e il diritto della libertà del Bacino entro cui tutte le Rome fiorirono, e senza di cui tutte le Ro-me si sarebbero disseccate e si disseccherebbero. Da questo momento dobbiamo rinunziare, chi sa per quanti decenni, ad ogni politica fondata sull’indipendenza: siamo schiavi nel nostro mare, prigionieri nella nostra casa, incatenati e costretti sul nostro territorio. Roma, 5 luglio Sono venuto a Roma per qualche giorno, per ricevere le nuove istruzioni del mio Direttore, in seguito alla nuova situazione determinatasi nella attività diplomatica dell’Italia dopo le dimissioni di Orlando e Sonnino. Che viaggio, da Modane a Roma! Incredibile disordine nelle stazioni, ritardi folli dei treni, indisciplina dovunque, odio e violenza nell’aria; il Paese ha una fisionomia nettamente bolscevizzante. Non vi tornavo da un anno circa: non riconosco più Milano. In una corsa fatta a Porta Nuova durante una sosta del « direttissimo » Pa-ngi-Roma, assisto ad una sparatoria tra poliziotti e operai comunisti. Pochi passanti scappano: la maggioranza continua indifferente il cammino. Incontro Luigi Bottazzi che mi dice: — Siamo alla liquidazione di ogni ordine nazionale, se Mussolini non affronta la situazione con la forza —. La signora Sighele mi domanda se è vero che dall’E- 129 9