Separatismo renano, Santa Sede e nazismo fatto, e quando Papa Benedetto avrebbe ceduto su molti punti pur di ottenere la rapida conciliazione con la Francia, ed a Berlino l’ondata spartachista minacciava di estendere l’influenza bolscevica anticattolica sino alla Prussia, il Vaticano contemplò forse senza sdegno il progetto separatista francese, che pure poteva creare una Monarchia non tanto anti-prussiana, della qual cosa la Santa Sede si disinteressava, quanto anti-protestante. Se insomma un forte Stato cattolico fosse nato sulle frontiere italo-franco-tedesche il Vaticano non si sarebbe, allora, opposto. Questo stato d’animo della Segreteria di Stato doveva poco dopo scomparire per dar posto ad una nuova condotta vaticana a?sai più larga e nobile, più degna della tradizione e degli interessi della Chiesa cattolica, completamente ispirata, a quel che si dice qui negli ambienti che sanno, da Monsignor Eugenio Pacelli. Il pensiero pontificio ha trovato, grazie all’azione energica e illuminata del Nunzio, il suo punto di equilibrio nell’esame di questa realtà: solo temporaneamente ed apparentemente l’interesse vaticano sembra coincidere con l’interesse francese, poiché il Capo della cattolicità non avrebbe potuto non guardare con generica simpatia alla eventuale formazione di un gruppo di Stati cattolici tra Italia e Germania; ma il progetto francese, oltre ad essere filo-cattolico, è sopratutto anti-tedesco e anti-italia-no. È bastata questa constatazione per far trionfare l’opposizione aperta, immediata, coraggiosa del 219