RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE A questo punto i patrioti albanesi cominceranno a comprendere che la politica delle grandi Potenze in Albania non può non essere sopratutto favore-vole a Serbi e Greci, poi alle grandi Potenze stesse, infine all’Albania. Ora sono davanti al nuovo errore: accade quel che accade, si sollevano i Mirditi, si concentrano i Serbi, si agitano i Greci a sud, perchè l’Italia non è più a Valona, perchè l’indipendenza albanese doveva essere completa, perchè l’Albania è... libera! Libera ma incapace di difendersi dai nemici di dentro e di fuori; indipendente ma in pericolo di morte continuo; padrona, ma diplomaticamente incapace di sottrarre lembi del proprio territorio agli smembratori e ai divoratori. Questa è la loro indipendenza: una indipendenza non garantita dalla forza, cioè teorica. Qual è la posizione dell’Italia, di fronte a loro? Quella consacrata nell’accordo di Tirana, che non ha alcuna sostanza di trattato, che è fatto di una sola materia: il nostro sgombero puro e semplice. Giolitti voleva andarsene. Diplomaticamente noi abbiamo già detto agli Albanesi che l’Italia ha un interesse politico chiaro, che stava per raggiungere mediante l’occupazione militare. Lo sgombero diminuì grandemente il valore delle posizioni da noi raggiunte. Queste cose, proprio negli ultimi mesi, sono state spesso ripetute tra Roma e Tirana. È utile che a questo punto le conoscano anche gli Italiani. I molti amici che l’Italia ha in Albania, si facciano avanti. Essi sanno, o dicono di sapere, da qual parte è l’unica possibili- 104