RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE zionale di serenità, pieno di cieca fede di realizza-zione del suo sogno. La tragica avventura non ha lasciato traccie visibili nel suo spirito, e tanto meno nel suo fisico. La storia di questi anni gli è passata addosso senza toccarlo. Egli considera la guerra 1915-1918, per quel che ci riguarda, come una soluzione di continuità necessaria ma breve nell’amicizia italo-tedesca, ch’egli ritiene destinata ad una funzione storica di lunghissima durata. Mi ha accolto con un sorriso da fanciullo permaloso e irremovibile: — Ci siamo visti l’ultima volta a Roma nel 1915 — mi dice — Heri dicebamus... Parlavamo di Berlino, Vienna e Roma. Bada che nulla è mutato. Ricominciamo. È in Germania, in Germania soltanto che si può constatare se la politica della Francia contro l’unità tedesca ha avuto oppur no i risultati che Parigi se ne riprometteva. È qui che il precipitato della meticolosa operazione chimica compiuta dai Francesi durante due anni, si rivela e si mostra sul terreno dell’esperimento! Qui il rovescio della medaglia: qui le conseguenze di quella premessa. Trovo la Germania piena d’inglesi e di Americani. I « piani » successivi delle riparazioni, nei quali è intervenuta a più riprese la forza finanziaria deH’anglo-sassonismo dei due mondi, hanno portato nel Paese vinto gli alti speculatori, i grandissimi « salvatori di bilancio », Keyness e Baruch, Dawes e Montagu. Tutti costoro sono pro-Germa- 208