Africa, Mandati, Gibuti: jamais, jamais, jamais curo sia accaduto il 7 maggio, e che io comincio a percepire solo oggi 12, cinque giorni dopo che abbiamo accettato, per insufficiente spirito di reazione, di presentare il Trattato di Versaglia ai Tedeschi con il nostro avallo. È accaduto questo: nel pomeriggio del medesimo giorno in cui avevamo partecipato alla seduta di Versaglia, con l’intervento dei Delegati germanici, ci è stato comunicato in una seduta dei Quattro, che durante l’assenza di Orlando e Sonnino era stata concordata fra i tre anche la spartizione delle ex-Colonie tedesche, e che l’Italia ne è esclusa. Qualche cosa di molto vago, e tuttavia allarmante, è pervenuto ai giornalisti tre giorni fa, ma il segreto è stato mantenuto fino a questa sera tardi, segreto per tutti. Si sente però che c’è nell’aria qualche cosa di più nuovo e di più grave di quanto finora sia accaduto ai danni italiani; e poi gli altri, i giornalisti dei Paesi soddisfatti, vanno chiacchierando e manifestando la loro contentezza. La voce circola rapidamente: pas d’Afri-que aux ltaliens. Gli Americani hanno già telegrafato ai loro giornali. Questa immensa Parigi è un po’ come il deserto: le notizie vere arrivano sempre e non si sa mai chi le ha portate. Son salito al primo piano della Delegazione e ho francamente interrogato Aldrovandi, che, ligio sempre al segreto dell’ufficio, stavolta è più muto che mai. Egli che spesso mi aiuta a cercare la buona strada con mezzi miei, stavolta mi guarda in modo da farmi capire che non posso insistere. Lo lascio e do- 121