« AMIT1É » FRANCO-INGLESE PER LA TURCHIA E LA GRECIA Tuttavia questo non fu che uno dei colpi diretti, assestati al prestigio e agli interessi italiani nei pò-chi giorni di assenza dei nostri Delegati. Altri due memorabili e irreparabili colpi furono: quello in-ferto al nostro prestigio, col chiamare i Delegati austriaci da Vienna a San Germano durante l’assenza dei Delegati della grande Potenza che aveva sconfitto l’impero absburgico; e quello inferto ai nostri interessi africani e mediterranei, con l’escluderci completamente dalla distribuzione dei territori orientali e coloniali, segretamente concertata tra Inghilterra e Francia con l’esplicito consenso degli Stati Uniti durante la nostra assenza. E ci chiamarono « disertori », gli « Alleati », perchè avevamo abbandonato il campo di battaglia sul quale si realizzava oramai soltanto la loro vittoria, non la nostra. Da allora i Greci sono a Smirne in condizioni molto precarie. La stupefacente dialettica, l’atavica furbizia e la illimitata ambiguità di Eleuterio Ve-nizelos (un giorno mi ha detto in italiano: — Non è colpa mia se mi va tutto bene: e neanche della Grecia: ho imparato tutto da Cavour —) non bastano più a mantenere nel cerchio pianeggiante di quella magnifica conchiglia di madreperla che è Smirne le fanterie greche: s’è levato in piedi sui monti anatolici il giovane nazionalismo turco. Mu-stafà Kemal, che ambisce ad esser Ghazi, ha armato alla meglio i pastori turchi dalla lunga tradizione guerriera, un po’ li ha lasciati liberi di servirsi dei loro secolari mezzi di condurre il combattimento,