Borghesi e conservatori versagliesi nell’Europa Socialista mostrarlo, in quanto alla sua « reazione » mancava l’oggetto — l’azione sovversiva. Questo avvenuto, tutto s’è chiarito. La « reazione » è apparsa una preziosa cosa, une bonne vietile chose, e ha dimo-strato che la Francia non ha bisogno di inventare nulla in politica interna, tanto è satura di sicure esperienze. Si vantava di conoscere il segreto prò-fondo e perenne del patriottismo indefettibile, e s’è visto che era vero; si vantava di conoscere il modo di richiamare intorno a sè nell’ora del pericolo una grande accolta di grandi popoli per lanciarli tutti contro un solo nemico, il suo, e s’è visto ch’era ve-ro; reputava di non poter fare alcun affidamento sulle alleanze di guerra, di loro natura a limitata scadenza, per la sua vita nazionale esposta perpe-tuamente alla minaccia di un conflitto che si svolge sopratutto durante la pace, e si vede oggi ch’è ve-ro; reputa ora di dover cercare nuove alleanze pacifiche, e soprattutto garanzie alla propria tranquillità, sulla base di una politica atta a dare la pacificazione sociale non nel nome di accomodamenti, riforme, concessioni ed altre cose da « tempi nuovi », ma con l’imposizione rigida dell’ordine; e si vedrà prima di quanto non credasi se è vero oppur no. Tutto questo perchè la politica estera della Francia non basta più a procurarle amici, in quanto è diversa od avversa a quella dei desiderati ed introvabili amici; la politica estera dei Francesi è, dopo l’ultimo esperimento del ’i4-’i8, una loro proprietà inalienabile, ma non richiama in altri desideri o 367