RACCONTI POLITICI DELL'ALTRA PACE tutte le altre, Jonnart, Péret, Bourgeois, Barthou, hanno valore puramente aneddotico; ma Millerand non ancora permette che il suo nome sia messo al rischio del suffragio. La pressione parlamentare che lo vuole a qualunque costo all’Eliseo, ad un certo punto diventa così forte, che i suoi sinceri ammi-ratori fanno sforzi poderosi per impedire che egli sia privato della enorme autorità che gli deriva dal-la Presidenza del Consiglio, e vada a rinchiudersi nella prigione dorata dell’Eliseo. Vogliono lui, i conservatori di tutti i partiti, in tutte le cariche, perchè è il più conservatore di tutti i Francesi. Millerand stava per decidersi a porre la candidatura, ma prima occorreva che egli ed i suoi amici, che sono la grande maggioranza della Camera conservatrice, acquistassero la sicurezza che il nuovo Presidente del Consiglio non sarebbe un filosociali-sta, come Briand, ma un conservatore, un destro: uno insomma capace di garantire la continuazione pura e semplice della politica interna ed estera di Millerand. Ora il circolo vizioso stava appunto in questo: che alcuni di coloro che erano disposti anche nel campo di destra ad eleggere Millerand, volevano però Briand Presidente del Consiglio, per ragioni e calcoli parlamentari senza importanza, ma pesanti: la malattia parlamentaristica si manifestava così. Le voci puritane che si levavano dai giornali fedeli al regime non bastavano a frenare l’umana corsa delle passioni. Incorreggibili patriottardi parlavano di riunire, prima ancora della lettura delle dimissioni di Deschanel, i gruppi della Carne-