FORTUNOSO SALVATAGGIO DELL'INDIPENDENZA ALBANESE Che cosa sono i « fatti insurrezionali » in Mir-dizia, che cosa sono gli ammassamenti serbi e greci ai confini a nord e a sud della patria albanese asse-diata e pericolante, se non le conseguenze dell’ab-bandono italiano del territorio degli Skipetari? Che cosa provoca le torbide manovre belgradesi e ateniesi contro l’unità territoriale e l’indipendenza politica dell’Albania se non il ritorno cieco ed ostinato dei fedeli agenti del governo di Tirana, in giro per le egoistiche capitali europee, per domandare l’elemosina diplomatica sulla questione fondamentale dei confini del 1913, ritorno ad una politica internazionale a difesa dell’Albania? L’Italia no, l’Italia li « dominava », impediva loro l’acquisto della totale indipendenza! Ci hanno costretti allo sgombero urgente dell’anno scorso, credendo — in buona fede — di avviarsi con grande facilità ad una vita finalmente libera e di rapida rinascita; e dopo pochi mesi eccoli, gli Albanesi dell’eterna tragedia, alle prese non tanto con gli autonomisti ribelli, sperduto branco di uomini nelle mani dei piccoli imperialisti confinanti, quanto con i loro sovventori, aizzatori e fornitori di armi: sono prima quella Iugoslavia e poi quella Grecia, pupille prone furbamente alla politica delle grandi Potenze, che rappresentano e dirigono appunto la diplomazia della Società delle Nazioni o della Conferenza degli Ambasciatori, quelle cui l’Albania ufficiale ed ingenua di Tirana si rivolge con umile petulanza, per chiedere che le garantiscano l’indipendenza e le definiscano le frontiere! Ma se sono i suoi carnefici! 103