FORTUNOSO SALVATAGGIO DELL'INDIPENDENZA ALBANESE per altre vie e per altri porti », un giorno passeran-no dalla via Appia alla Egnazia, e dal porto di Brin-disi al Porto di Valona. Anche queste, anche queste — disse il Marchese con voce alta e stridula, quasi per rimproverarmi — anche queste sono parole mie del 1902. — Ma V. E. le scrisse prima che noi andassimo a Tripoli, e dopo di allora ci fu qualcuno in Europa che ritenne doverci far sapere che oramai, raggiunta la sponda mediterranea, dovevamo disinteressarci dell’Albania e ritenerci largamente compensati, di tutto: qualcuno che voleva distrarci, metterci fuori dell’Adriatico con le buone maniere. — Ricordo, ricordo bene, fu la solita Austria che voleva « orientalizzare » l’Italia, per disinteressarla dei Balcani. Come se non fosse necessario, per l’Italia che occupa posizioni mediterranee, tutelarsi le spalle proprio nei Balcani e in Adriatico. Come se i Balcani non fossero la strada per l’Oriente. Povere astuzie del Ballplatz e della diplomazia austriaca... Ma in quel tempo io ero Ministro degli Esteri, e telegrafai ad Avarna di significare alla Corte e al Gabinetto di Vienna che, a nostro fermo avviso, gli interessi italiani in Adriatico stanno... tutti in À-dratico, e non sono compensabili altrove: altrove, è ovvio, stanno altri interessi italiani, i quali a loro volta sono compensabili solo... dove si sono formati e si trovano. Cioè: i nostri interessi adriatici e mediterranei sono tutti e singolarmente da realizzare, e nessuno è da compensare con un altro! Noi siamo una Potenza che deve crescere quasi su ogni lato, e 85