RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE tico ha un valore particolare, che non bisogna tralasciare. La sponda occidentale del Canale di Corfù non passerà nelle mani dei Greci, ai quali l’aveva consegnata l’incoscienza di un ministro italiano (accordo Tittoni-Venizelos). I Greci, padroni dell’altra sponda, avrebbero trasformato il Canale in una base navale capace di minacciare direttamente e permanentemente l’imboccatura dell’Adriatico, e di concorrere in larga misura all’operazione di imbottigliamento della squadra italiana che altre flotte tentassero di compiere alle bocche del nostro mare. Il canale di Corfù resta ora controllato direttamente dai liberi Albanesi e indirettamente dalla Potenza che li ha protetti e condotti all’unità: dall’Italia, che attraverso gli anni di pace e di guerra li ha difesi e salvati dalle mire dell’Austria-Ungheria, e dalle cupidigie jugoslave e greche dopo la guerra; dall’Italia, che ha profuso in Albania miliardi e sangue; e che sola ha impedito che l’Albania venisse irreparabilmente smembrata. Discutere completamente le condizioni dell’accordo non è possibile, perchè esso ha una portata politica che forse supera quella che si poteva prevedere quando le trattative con l’Inghilterra cominciarono. Ma non è prematuro riaffermare che — data la situazione in cui era stata ridotta la questione albanese dalla ingratitudine degli abitanti, dagli errori degli Italiani e dalla ostilità delle Potenze combinata con l’avverso interesse greco-serbo — le condizioni che l’Italia, tenendo fermo per molti mesi, è riuscita a realizzare, sono tali da tran- 110