RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE Franco-Inglesi si erano affrettati a firmare un accordo segreto (Sikes-Picot) per spartirsi in anticipo. Siria e Libano ai primi, Irak e Palestina ai secondi: Saivago e Theodoli avevano subito informato Roma perchè la notizia, strano caso, era pervenuta ai due per vie fiduciarie o casuali: ma non c’era dubbio: le future spoglie della Turchia erano suddivise tra i due Occidentali. Durante il periodo precedente e seguente al 7 maggio la diplomazia italiana, sopratutto per opera di De Martino, che non ha mai abbandonata la questione africana, ha tentato l’intentabile per ottenere dei compensi, ma ha trovato dovunque, presso gli Inglesi e presso i Francesi, porte ermeticamente chiuse: sempre respinte le nostre domande su Gibuti, sempre respinte le nostre aspirazioni sul Somaliland, che forse non avevamo proprio portate fino ad Obok ed a Berbera, ma che avevamo limitate con cura a Tagiura e a Zeila, acchè tutto il golfo di Gibuti diventasse italiano, e ci consentisse di iniziare la nostra penetrazione economica nell’impero del Negus. Respinta anche la nostra domanda di ottenere due poveri isolotti quasi in faccia ad Assab, prima dello stretto di Bab-el-Mandeb. Respinta con violenza la domanda per Cassala, che pure avrebbe costituito soltanto la riparazione ad un antico ed assurdo sopruso cui si era piegata la piccola e povera Italia del Marchese di Rudinì. Tutto rifiutato con l’argomentazione speciosa che l’art. 13 del Patto di Londra prevedeva che i compensi dovuti all’Italia per l’altrui ingrandimento 140