RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE l’immensa e un po’ confusa rete, che vorrebbe avvolgere tutta l’Europa continentale — (l'Europe française, egli dice nell’intimità, come un secolo fa Pozzo di Borgo) —, ma che potrebbe anche stringersi addosso alla Repubblica, avvilupparla e costringerla all’immobilità. In casa Berthelot è un seguirsi di colazioni, pranzi e ricevimenti — complimenti convenzionali, w>-yons voyons, tutti chers amis — cui diplomatici e intellettuali stranieri si recano, docili e contenti, perfino lusingati, alcuni nella speranza di pescar notizie, altri nella illusione di poter lavorare in favore del proprio Paese. Questi sciocconi praticano il sistema delle « relazioni personali ». Ma sono metodi utili in tempi normali... Qui no, qui si giuoca una partita enorme: la Francia lavora per l’egemonia continentale: chi ci sta è « ami de la France » e chi non ci sta è suo nemico. Non c’è altro. Allora basta con questi déjeuners intimes: c’è tutto da perdere. Non mi seggo alla tavola di questo pericoloso alleato, dagli occhi leggermente socchiusi e dai baffoni gallici spioventi. Perchè gli altri continuano a farsi prendere in giro? Perchè l’Italia non pianta una formidabile grana, come istiga Mussolini dal Popolo d’Italia, nel centro della Conferenza e non se n’esce sbattendo le porte e piantandosi con le sue truppe vincitrici dove è suo interesse e diritto installarsi? Che aspettiamo? Ho potuto non dirò mettere le mani sopra, ma avvicinarle alla trama separatista renana: mi ha aiutato nelle indagini un giovane irredentista cor-