BENESCH E IL NAUFRAGIO ADRIATICO Parigi, dicembre 1919 Durante la nostra via crucis adriatica, Benesch è stato il nostro principale, massimo nemico: si deve per gran parte alla sua azione di tutti i giorni, se non abbiamo ancora avute le frontiere con la Jugo-slavia. Egli si è rivelato durante quest’anno quel medesimo che avevo conosciuto subito dopo l’armistizio, allorché fece distribuire negli ambienti giornalistici di Parigi la carta della regione giuliana con Trieste jugoslava. Il suo scopo principalissimo è stato questo: condurre le cose in modo da obbligare l’Italia a firmare la pace con la Germania, con l’Austria e con l’Ungheria prima che le nostre frontiere adriatiche siano definite e da tutti accettate. Bisogna riconoscere che vi è riuscito. Ha raggiunto tutti gli obbiettivi propostisi, fra i quali più cospicui questi due: ottenere la definizione delle frontiere degli Stati successori indipendentemente da eventuali accordi o interventi dell’Italia, cioè ottenere dai Franco-Inglesi il massimo in favore di ciascuno Stato nuovo a danno della Germania, dell’Ungheria e della Bulgaria, mentre la diplomazia italiana è impegnata a fondo e ancorata in modo inestricabile sulla « questione » a-driatica, che le toglie ogni libertà di azione in altri campi e la rende remissiva su tutti gli altri problemi, e docile nel favorire interessi di terzi, illudendosi di ritrarne giovamento e gratitudine quando verrà la soluzione dei suoi problemi; ottenere poi, e sopratutto, che tra Belgrado e Roma resti 73