182 bene le lettere non sono venute con quelle del prefato oratore, nè ancora io le abbia ricevute, sapendo quanto le deliberazioni sieno dubbiose, e come non mancano chi persuadano loro il male, mi parve di andar subito a trovarli e far loro intendere, che sebbene io non avevo avuto le lettere pubbliche da lei, ciò era stato per difetto del loro ambasciatore, che ovvero non le aveva mandate a dimandare, ovvero non le aveva spacciale insieme con le sue: nondimeno che mi era fatto motto per lettere di particolari che la serenità vòstra mi aveva scritto, e che io era reso certissimo che prontissimamente quella attende sì ad accrescere l’esercito suo in Lombardia, come a mandar nuove forze in Puglia e da terra e da mare per diversione delli moti inverso queste parti, e che non mancheria di mandar genti da piede e da cavallo a Ravenna , e finalmente aveva l’occhio in ogni parte a provvedere senza alcuno riguardo dell’eccessiva spesa che sostiene la serenità vostra , massime per benefizio e conservazione delle cose loro, e che già era falla certa provvisione a questo fine: servendomi nel parlar mio di quanto avevo inteso essere stato scritto dall’oratore loro, confermandoli a non dubitare in alcun modo nè di lei nède’si-gnori confederati , e accendendoli alla difesa e alla munizione dello stato loro, e principalmente di questa città, promettendo loro che quanto più sariano veduti gagliardi alle provvisioni , tanto più crescerà l’animo alla serenità vostra ed a tutti li signori della lega di dar loro aiuto, e che gl’inimici il perderanno, di modo che o non tenteranno questa impresa, ovvero ne resteranno con certissima vergogna. Questi signori come si dolgono dell’errore commesso dall’ambascia-