da fare, e si acquietarono con prometter loro d’eleggere un’altra signoria nuova per il consiglio grande, come di sopra si è detlo. La quale essendo riuscita pur tutta di piagnoni, si sollevarono di nuovo richiedendo che i Medici fossero chiariti ribelli, confiscati li loro beni, ed il loro palazzo fosse rovinato come quello dei Benlivogli in Bologna, cercando pure occasione (per quanto si diceva ) questi tali, che sono gente rozza e fallita, di poter saccheggiare, rovinare e fare ogni male. Al che Niccolò Capponi gonfaloniere, persona molto da bene, come si è detto, e che non s’ è mostrato molto appassionato di fazione, opponendosi, parte con buone parole, parte con persuasione e con ogni altro mezzo che gli parve usare, mitigò e levò quel furore. Ed avendo promesso di soddisfar loro in parte, fu deliberato per pubblico decreti» che fossero levate tutte l’armi dei Medici in Firenze, non solo dai luoghi pubblici, ma anche dalli luoghi privati e proprj di loro Medici, come dalli palazzi, chiese ed ospitali fabbricati delli lor proprj denari, e cosi fu eseguito; per modo che ora non è arme alcuna dei Medici in Firenze, e dal loro proprio palazzo sono state scarpellate via dagli scudi dove erano, e lasciali gli scudi vuoti. Onde si può dire che tutte tre queste fazioni siano malcontente; i palleschi perchè privi dei magistrati ( ancorché siano fra loro molti uomini da bene, savj e degni) caricati di gravezze più che gli altri senza comparazione, e mal veduti e odiati di modo che non ardiscono comparire in piazza nè per le strade: gli arrabbiali, parendo loro essere stati autori del nuovo governo, ed essersi affaticati per li piagnoni: e li piagnoni ancora, imperocché sebbene hanno la potestà ordinaria e li