292 nor contento che la celsitudine vostra a quelli, die meco insieme ne’servizj di lei non si risparmiano e si affaticano e corrono una istessa fortuna, si dimostri grata, che a me stesso. Ed alla grazia ec. Di Fii’enze li 7 di Maggio i53o. CARLO CAPELLO LETTERA LXXXIV. SERENISSIMO PRINCIPE Da poi le mie dei 7 per l’ambasciatore di Ferrara, le quali lettere io replicai per due altre vie, benché alla ventura, non ho avuto finora modo alcuno di messo, onde le presenti satisfaranno a quanto di poi è accaduto. A’ 13, l’esercito nel piano si strinse sotto la città manco di mezzo miglio dalla parte di Rovezzano e a San Donato in Polverosa; di modo che dal giorno innanzi , nel quale entrarono nella terra duecento castrati, non è più entrata vettovaglia alcuna, se non erba per gli animali e in pochissima quantità. A di i5, fu celebrata la solennità della recupera-zione della libertà di questo stato, e cantata la messa nel duomo, e nel maggior pulpito fu pubblicamente avuta una orazione volgare da Baccio Cavalcanti in lode di essa libertà, ed in esortazione a 'questo popolo di volere col valore e con la costanza sua o conservarla, 0 insieme con quella morire. Il giorno seguente poi in sulla piazza di San Giovanni , venula la signoria e tutti li magistrati, fu dato il pubblico giuramento ad uno ad uno a tutti quelli della milizia, li quali furono da dieci mila, di servar fede al presente governo e di volere per quello o vincere o morire. A’ 18, questi signori fecero appiccare due capitani