IO 7 monte da essa, con la quale usate le convenienti parole e congratulazioni per la nuova sua dignità, ho ragionato ¡1 lungo delle cose di Milano, sforzandomi di dimostrarle quanto quella espedizione sia necessaria, e come in essa consista la somma del tutto, e come non fosse da perdere si bella e certa occasione. Nò veramente mi fu difficile, perchè e sua signoria e il proposto de’priori, che vi era presente, mi confessarono che non si poteva negare che cosi fosse, mostrando ottima mente; ma scusando la impotenza di questa città dalle lunghe e gravi spese, dicendomi che di detta materia ne era stato parlato e che mi sana dalli signori Dieci detto il tutto. Dalli quali, essendovi dappoi stato, non ho avuto chele dette scuse delle deboli forze loro, con dimostrazione però di buona volontà. Ed avendo io risposto che questo non era tempo di scuse ma di fatti, e che se alcuno giustamente si potesse scusare perle lunghe ed eccessive spese vostra serenità era quella, la quale però sempre fa più largamente e supera sè stessa per non mancare all’ universal beneficio della lega e conservazione della libertà e quiete d’Italia, sì che le signorie loro devono fare il medesimo, come la serenità vostra di ciò non dubita; e che questa loro risposta io nonhroleva avere per risoluzione, conoscendosi espressamente che da questa espedizione doveva succedei’e il fine de’travagli d’Italia, e la sicurtà nostra e delle signorie loro; e clic questa spesa così a tempo fatta sarebbe un grande e lungo risparmio di questa eccellentissima repubblica, mi replicarono la loro volontà essere prontissima, ma che non si erano ancora risoluti, discorrendomi del congiungersi delle genti dell’illustrissimo signor di San Polo con quelle di vostra serenità, in modo che pure si può trarre qualche buona speranza che quan-