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     Quanti’ io v* andetti oratore per nome di vostra serenità, il governo si teneva per i signori Medici molato assolutamente, facendosi tutto a senno del pontefice, ovvero del reverendissimo di Cortona per nome suo e del magnifico Ippolito, del quale era governatore, e tutte le pratiche di stato o d’ altra consultazione si tacevano in casa i Medici, a Ili quali tutto si deferiva, eccetto alcune cose di poca importanza, le quali passavano per
1	ordinario; modo molto dissimile da quello usato da Lorenzo il magnifico, il quale sebben facesse quanto voleva, tuttavia per la modestia che mostrava ciò non appariva, e perchè governava anche bene era sopportato ed amato, e contentavansi i Fiorentini di essere in certo modo delusi ed ingannati. Ma nel governo del reverendissimo di Cortona si procedeva molto assolutamente. Non si congregavano iconsigli ordinar) della città; i ma-visirati erano d’altra forma che l’antica del tempo del viver libero; le leghe, paci, tregue e simili si conchiu-devauo a senno dei Medici e dei loro aderenti; ed anche fra loro soli si deliberavano ed imponevano le gravezze ai cittadini. Gli oratori, dopo la prima udienza della signoria, negoziavano solo col cardinale e col magnifico Ippolito. Quasi tutte le lettere erano indirizzate al cardinale, ma tutte erano portate a casa li Medici, e tutti concorrevano ad essi, ed alla signoria pochissimi se non per le cose ordinarie. Nella elezione dei magistrati ed altri ufficjsi teneva modo che non sortissero se non amici dei Medici, avendo prima 1’ opinione del pontefice intorno
racconto delle vicissitudini di Firenze, anteriori al tempo della sua legazione ;
il	quale, come di cose di cui l’oratore non fu testimonio, mancando non solo di novità, ma eziandio della necessaria precisione, ho creduto poter lasciare da parte.