LETTERA XXIV. SERENISSIMO PRINCIPE L’altr’jeri avendo io con la mia solita riverenza ricevuto, insieme con li sommarj delle cose di Alemagna e Turchesche, le lettere delli 19 della serenità vostra nella materia della suspizione posta a questi signori che quella avesse secretamente mandati oratori a Cesare, benché più di ciò non mi fosse fatto motto alcuno, e che le signorie loro dimostrassero di rimaner soddisfatte delle giustificazioni ragionevoli ch’io allora feci loro, pure, perchè io ero certo non mancare chi ponesse la cagione ed il carico della presa del signor di San Polo sopra la serenità vostra, mi parve occasione ottima insieme di purgare la serenità vostra di tali imputazioni, e di nuovo con ufficio generale dichiarare loro e persuaderli che quella non era mai per mancare del debito suo nè commetter cosa che potesse in alcun modo contrav venire alla confederazione che è tra quella, e la cristianissima maestà e questi signori. Ed a questo mi furono anco mollo a proposito alcune lettere di particolari, nelle quali mi er i significato che la serenità vostra al tempo che seguì il disordine dell’illustrissimo di San Polo aveva in esserenove mila fanti pagati, eche la sera innanzi di nuovo aveva deliberato di farne alili cinque mila; e che dipoi inteso il caso, aveva assoldato tutti li fanti francesi, ed accomodate di denaro le genti da cavallo, non avendo rispetto alcuno alle infinite ed eccessive spese che da terra e da mare sosteneva e che sempre gli si accrescevano; dimostrando loro con molte ragioni questa essere così falsa colpa come era stata quella del mandare oratori a Cesare, e che questi ulficj convenivano procedere