89 periati piglerebbero quel denaro che potessero cavar da loro e non ostante non farebbero alcun concordio, e che come quelle genti non avessero il denaro che volessero gli dariano la città a sacco, come avevano fatto di Milano, e di Roma, e volevano far di Firenze se le genti della lega non giungevano a tempo. Poi gli esposi che non poteva fare cosa di maggior dispiacere al pontefice di questa; imperocché essendo prigione sua santita, non poteva consigliare i Bolognesi, nè altri se non inquanto volessero li Cesarei: però pensasse che le cose non stanno sempre in un medesimo stato, e che di tale suo operare il pontefice stesso potrebbe poi molto risentirsi e da ciò venir danno e male assai non solo alla città di Bologna ma anco in specie a lui oratore, il quale faceva professione di servitore del papa. Gli discorsi inoltre della sua propria persona, affermandogli che incorreva manifesto pericolo della vita, 0 di captività; prima della vita, perchè egli era in Firenze, dove morivano cinquecento o seicento persone il giorno per la peste; che se anche cominciava a scorrere il pericolo, s'accresceva però per la strada, essendo già tutto lo stato dei Fiorentini infetto, e 1’osterie, ed ogni altro luogo. Poi convenivagli passare per il campo nostro e francese, ove pure era la peste; e andando a Roma capitava fra le genti cesaree, tra le quali è parimenti la peste, e fra genti sregolate e disperate, e alle quali 1 capitani piuttosto obbediscono che loro obbediscano alli capitani; e che saria senza dubbio fatto prigione, e che non gli basteria a ricattarsi quanta roba amici e parenti avesse al mondo: che però dovesse ben pensare al caso suo, e non andare così infermo ed indispostissimo in tanti pericoli, anzi poteva dire alla captività o vero piut-