3a7 La città di Firenze è nel numero delle sei principali città d’Italia, tutta bella, nobile, ricca, e industriosa, e par nata in uno stesso giorno, e tutta fabbricata in un medesimo tempo, poiché in un circuito di ben sei miglia ha le strade tutte larghe, diritte e a linea tirate ; è piena d’artefici d’ogni sorte con un popolo infinito tutto laborioso, e la sua maggior industria è posta nell’artificio della lana e della seta esercitato dai più nobili con molta onorevolezza, li quali fanno commercio, con il maneggio de’cambj, per tutte le parti del mondo, e si può dire che Firenze sia nel numero delle principali piazze d’Europa. La qual città di Firenze è cinta dall’oriente e da settentrione da siti amenissimi, tutti pieni di palazzi bellissimi, e da occidente si distende in una pianura abbondante medesimamente con edificj e fabbriche maraviglio-se, e da mezzogiorno è assicurata da un buon tratto di monti, che par proprio che la difendano da’nemici. E posta quasi in mezzo dell’Italia, e però è quello giudicato un sito molto atto ad allargar l’impero , ed unire e sciogliere le forze d’Italia, massime sotto un principe che possa e che voglia. Ma a questo quadro si aggiunge un rovescio molto oscuro e tenebroso, in considerare come tante nobilissime e ricchissime famiglie, piene di tanti onorati uomini, soliti a viver liberi ed a governare un sì bello stato, il quale era pur loro per natura , si veggono ora da un solo e da un loro cittadino dominati e governati, e dì liberi e di signori che erano, fatti servi, che a vederli solamente se gli conosce manifestamente l’oppressione dell’animo; che non so qual maggiore calamità di questa si possa vedere , di una città dove quello che era di tutti è ora di un solo, il quale colla potenza del principato tiene in sua mano e le ricchezze pubbliche e le private. Ma questo, signori ec-