463 Mandò il signor duca fin la settimana santa in Spagna un suo, chiamato il signore di Coconas, e tra 1 altre con questa commissione, ch’egli disponesse sua maestà cattolica ad adoperarsi con Francia per far restituire le fortezze sue, che gli sono ritenute dai Francesi. Ed essendovi costui stato lungamente senza aver ottenuto cosa alcuna, parendo a sua eccellenza che non fosse fatto di lei quel conto che aspettava che ne facesse il re di Spagna, disse: « Ora bene bisognerà eli’ io « diventi francese, se vorrò avere lo stato mio: » le quali parole ho inteso da persone degnissime di fede. E di poi essendo io un giorno con madama, e parlando seco della restituzione delle Fortezze di sua eccellenza, mi disse che Francesi sono di questa natura, che non restituiscono o danno mai se non per paura, o per mercede; paura non poteva far loro sua eccellenza non avendo forze da far ciò; resta che per mercede cerchi d’averle; e soggiunse: « Io non manco di dirglielo, ma « non son creduta. » Ma venendo a parlare dell’ animo di sua eccellenza verso questo serenissimo dominio, dico che si trova quel signor duca, come si può facilmente credere, favorito, ed onorato da questa eccellentissima repubblica per la dimostrazione di volergli tenere un ambasciatore appresso residente, anteponendolo a tutti quanti i principi d’Italia; onde mi disse sua eccellenza già che si sentiva tanto obbligata alle dimostrazioni fattegli da vostra serenità, che non basteria mai a pagarne parte, e quegli ufficj specialmente che vostra serenità usò a sua eccellenza quando si trovava in basso stato, e fuori di casa sua ( nel qual tempo, oltre che non aveva da suo padre pur un ducato da spendere, e dall’imperatore solamente sei