3?4 e di Forlì, o vero d’Imola, e di conseguire ogni suo disegno di maggior grandezza, si vede ora ridotto a dover solamente pensare di conservarsi in quella riputazione e stato che si ritrova E perchè dopo li re di Napoli e duchi di Milano, che furono così grandi e diedero tanto da fare all’Italia, 11011 si è veduto altro principe maggiore di questo in Italia, però il conte di Tendilla ebbe a dire che il suo re che vuole la pace, e vuol godere in pace in Italia l’uno e l’altro stato , si saprà ben levare la gelosia ed i sospetti d’attorno quando gli ne sarà data occasione, non potendo patire che una grandezza fatta da lui s’abbia voluto far maggiore senza di lui ; dicendo eziandio che^ l’Italia non aveva maggior soddisfazione che delli principi Assoluti 2 -, e che di maggior sicurtà saria sempre se l’uno 1 In quello che il papa potè per lui, non si risparmiò. Donò al cardinale Giovanni il proprio palazzo e giardino; donò alla duchessa i beni appartenuti già al marchese di Marignano, a condizione però che ne disponesse a favore di don Garzia, il quale egli designò inoltre al comando delle galere dello stalo ecclesiastico. E al duca fece regalo di tanti monumenti antichi elio appena poterono capire in quattro bastimenti, sui quali furono trasportati a Livorno. E quasi volesse con quelle dimostrazioni che era in lui di operare compensarlo del più che gli era stato forza negargli, l’anno appresso recandosi in Roma don Francesco primogenito di Cosimo, il papa volle che si osservasse nel di lui ricevimento lo stesso cerimoniale che era stato tenuto col duca suo padre. Non mancò fra i cardinali chi tentò di dissuaderlo con argomenti di polilica e di convenienza ; ma egli non si rimosse dalla sua determinazione, e il principe , il 2 novembre, fece in Roma il solenne suo ingresso in mezzo ai cardinali Santa Fiora e Borromeo, seguitato da tre mila cavalli, salutato dal castello con la gazzarra, e ricevuto dal papa con tutti i cardinali nella sub di Costantino. Fu alloggiato nelle istesse camere abitate l’anno innanzi dal duca suo padre, e il papa non tralasciò veruna dimostrazione d’affetto e di tenerezza verso di lui. Nel licenziarlo lo assicurò della sua parzialità , dicendogli : La casa del signor duca e la nostra è tutt'una; e gli donò una colonna di granito, che standosi giacente nelle terme Antoniane, era denominata la Colonna Antoniana ; la quale poi trasportata a Firenze fu innalzata da Cosimo per collocarvi la statua della giustizia. a Questa parola non aveva allora e non ha qui il valore di oggi ; e non accenna ad assolutismo nella forma del governo, ma nella estensione